lunedì 27 giugno 2011

IL LIMITE




L'impossibilità di uno sviluppo infinito su un pianeta finito é un'affermazione che appare quasi scontata, ma così non é.
Il problema del limite, di quanto stiamo prelevando dall'ecosistema per creare quello che chiamiamo sviluppo é ben noto da anni, ma di fatto non é mai stato al centro dell'attenzione, ne dei potenti, occupati semmai ad ampliare le possibilità di accaparramento, ne dei media di grande diffusione, occupati invece ad ipnotizzarci.
Il materiale escavato e trasformato, i minerali, l'acqua, il territorio cementificato, l'aria, i rifiuti, il petrolio estratto...rappresentano una quota prelevata al sistema Terra, ma che non viene reintegrata abbastanza in fretta. La velocità di prelevamento é superiore a quella di rigenerazione.
Continuando così, a breve, in modo improvviso e non indolore, i limiti appariranno a tutti noi, e non sarà più necessario studiare o vedere conferenze: sarà la realtà che ci circonda a raccontarcelo.
Il consumo di suolo, l'edilizia speculativa scollegata all'abitare, l'uso delle risorse idriche, dell'energia, sono interconnessi, e dovrebbero essere alla base di un progetto politico. Progetto che ha lo scopo di permettere anche alle generazioni future di godere delle bellezze e dell'ambiente che noi abbiamo trovato.
Si parla di decrescita, non già per questioni ideologiche o per un ambientalismo un pò snob, ma perché i dati, scientifici e incontrovertibili, ci consigliano fortemente di cambiare rotta. Posto che sia desiderabile, e non credo, continuare a crescere, tutti i segnali ci stanno dicendo che non é più possibile farlo.
La sobrietà deve guidare il fare politico e anche le abitudini delle persone in generale. Dovremmo rinunciare a nuove strade, bretelle, ponti, passerelle, a migliaia di turisti in edifici orrendi, a sempre più auto? Pensiamo di si. Sarebbe desiderabile impiegare il danaro pubblico nella conservazione dell'esistente, nell'istruzione, negli asili, nell'aumentare le piste ciclabili e ri-creare le piazze ormai ridotte a parcheggi? Pensiamo di si.
Oltre ad essere auspicabile da un punto di vista filosofico, per fondare le basi di una vita meno ricca, con meno cose, ma forse più felice, lo é anche da quello pratico e scientifico: la Terra ci sta dicendo, da un po di anni e ogni anno sempre con anticipo, che il tempo della crescita é finito.

Noi siamo qui, ci rimane la possibilità di pensare e agire localmente. In questi giorni chiederemo un incontro con la giunta per parlare della raccolta differenziata e per capire dove va il nostro paese.








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