

LETTERA APERTA AI SINDACI DELL'ALTO LAGO
Giugno é passato, i festeggiamenti hanno lasciato posto ai fatti, al “dopo” e francamente non é un quadro confortante. Come qualcuno aveva profetizzato, dopo la sconfitta, il sistema delle lobby-partito ha reagito, e di fatto ha presentato il conto: l'art. 23Bis, cancellato con il referendum da oltre 26 milioni di italiani, é riapparso per incanto nella Finanziaria. Riproposta e rinvigorita dalla crisi rinasce la ricetta della privatizzazione dei trasporti locali e della gestione dei rifiuti, una torta da milioni di euro.
L'acqua, per una traccia di pudore, non compare, ma si sa....si deve privatizzare per risanare i conti (?)...se poi dentro ci scappano anche i servizi idrici....tanto meglio.
Gli estensori dei quesiti hanno ricorso, sollevando l'incostituzionalità della manovra, avendo essa stessa rivificato una norma cancellata, dal canto suo il Governo se ne infischia dei cittadini e tira dritto: come dire...il referendum ha cancellato l'obbligo a privatizzare, ma non la possibilità...quindi, secondo un certo sistema, tutto come prima.
Sommariamente questo é il quadro nazionale, mentre a livello regionale con l'ultima legge del 2010, regalo di fine anno, si dovrebbero centralizzare i servizi idrici in capo alle Provincie, incaricate a loro volta di istituire un Ufficio d'Ambito, che nella forma prevista é di fatto inaccessibile ai cittadini e quindi non controllabile. Come fosse un c.d.a. di una azienda: si cancellerebbe di fatto il ruolo dei comuni nella gestione dei servizi idrici.
Il tutto é, incredibilmente, inteso ad ignorare che pochi mesi fa la maggioranza degli italiani ha dettato una linea: nessuno deve fare profitti con l'acqua, l'acqua é un diritto, non una merce.
L'azione é, a secondo dei livelli, centrale, regionale e locale. Se a Roma ci sono realtà e risorse già consolidate, a livello locale la situazione é un poco differente.
Fino ad ora, per la nostra provincia, mancano i sindaci, i consiglieri provinciali, quelli regionali mancano, in una parola, i politici che si schierano con i cittadini e che danno forza e più peso istituzionale al comitato. Il territorio dell'Alto Lago, in generale, non fa eccezione. A fronte di una risposta referendaria che in alcuni comuni ha superato il 60 percento si fatica a trovare chi, tra gli amministratori, si schiera apertamente e si impegna a concretizzare quanto affermato dai cittadini il 12 e 13 giugno.
Non voglio pensare che non succederà nulla, che anche i nostri rappresentanti si siano trasformati tutti in quella casta che sta banchettando con i resti del Paese, lontana dai cittadini, loro antagonista anzi, e preoccupata di posti, poltrone, pensioni...
Martedì 11 ottobre, a Como, ci sarà il primo di numerosi incontri, organizzati dal Comitato Provinciale per l'Acqua Pubblica; sarà aperto a tutti, e saranno ufficialmente invitati amministratori di tutta la Provincia, Sindaci, Consiglieri Regionali e Provinciali.
Mi piacerebbe che l'Alto Lago, piccola provincia di confine, avesse i suoi rappresentanti, i sindaci, a difendere la volontà dei cittadini e l'economia del territorio.
Per una volta, e da ora in poi, mi piace pensare che il tema dell'acqua e dei beni comuni possa rappresentare il collante e il punto di partenza per una nuova identità, per una nuova forza territoriale, per una nuova politica.
Il comitato provinciale ha un eccellente gruppo giuridico, indispensabile in questa fase, e se lavorerete assieme, con gli stessi obiettivi, non potrà che uscire un buon risultato.
La strada é indicata con il voto di giugno, é chiara, certo impegnativa (c'é molto da ripensare) e piena di difficoltà, soprattutto in questo momento, ma non é possibile ignorarla: non deludeteci.
Massimo Ortelli, capogruppo nel Comune di Domaso
e membro Comitato Comasco per l'Acqua Pubblica
REFERENDUM 1 | REFERENDUM 2 |
Affluenza 54,8% Percentuale Sì 95,3%
| Affluenza 54,8% Percentuale Sì 95,8%
|
Art. 1
L'Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro.
La sovranità appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione.
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LETTERA APERTA
Domaso, 12 Marzo 2011
Egregio Signor Sindaco
Premetto che non ho niente di personale contro lei e membri dell’amministrazione.
Dopo l’ultimo consiglio comunale, che mi ha permesso di vedere da che parte sta, anche se non esattamente di capire il perché, mi sento di scrivere queste righe. Francamente, purtroppo, fatico a vedere l’amministrazione come amica, sensazione che in fondo non ho mai percepito, proprio perché la collaborazione, da sempre e fin’ora, è contenuta solo nelle parole, e non nei fatti. Immagino di suscitare la stessa sensazione anche a lei…..con le debite differenze di ruolo e di potere .
Purtroppo la mia idea di democrazia (non solo mia, di molti) prevede che la partecipazione dei cittadini e quella dei gruppi di minoranza (opposizione è un termine che non condivido) sia reale, concreta e non teorica. Benedirei un’amministrazione che, ad esempio, convocasse periodicamente i suoi elettori in assemblee aperte, dove discutere e confrontarsi.
Auspicherei che, al di là delle normative, si perseguisse un’altra etica e un altro agire, soprattutto su temi importanti come i beni comuni, promuovendo la consapevolezza e l’informazione; in altre parole, che non si amministrasse e basta, applicando quel concetto di “governance” che ha pervaso la gestione pubblica, riducendola a pura amministrazione aziendale. Questo processo di espropriazione dei diritti e della partecipazione, in atto da almeno due decenni, trasforma i cittadini in semplici e redditizi clienti.
Per questo, nella mia mente semplice che crede di sapere e non sa, coltivo l’idea strampalata che un’amministrazione abbia come modalità il portare tutte le mozioni che vengono proposte, pubblicamente discuterle, poi emendarle, accettarle o bocciarle. Amministrazione partecipata e democratica, che appartiene alle cose che si possono fare, dovendo però sostare in quella zona grigia dove non vige la norma, ma la possibilità. Così non è stato. La mancanza di un regolamento sembra un pretesto, (legale o no, non spetta a me deciderlo), per non trattare argomenti che, ad esempio, si reputano scomodi.
Il tema del referendum, decisamente trasversale, è stato liquidato in un minuto, sostituito dallo scandalo del consigliere che usa internet e fa interrogazioni senza conoscere le parole della legge. Infatti all’interrogazione, quasi fosse una sua temporanea abdicazione, non ha risposto lei, come avrei auspicato e creduto. Prendo atto che i termini da me usati possono essere inesatti, ma l’argomento dell'interrogazione era eminentemente politico.
Definirei questo come confondere il dito con la luna, spostare l’attenzione dei cittadini, e farli concentrare sulla rampogna al sottoscritto e non sul fatto che il Comune di Domaso, ad oggi, non vuole discutere di acqua pubblica. Accendere i riflettori su una questione risibile per lasciarne in ombra una ben più importante.
Le chiedo: perché questo tema, di rilevanza nazionale e mondiale, deve passare sotto silenzio?
Questa modalità, in generale, è un comportamento antidemocratico ed è anche fare disinformazione: scusi ma molti di voi (lei stesso) hanno sottoscritto i referendum: perché lo avete fatto?. Prendo atto della situazione, valutando che qui siamo in un piccolo paese e ognuno di noi potrà chiedere conto direttamente dell’operato di ciascun membro dell’amministrazione.
La lascio con una richiesta concreta, operativa: per la stesura del Regolamento del Consiglio Comunale, che vi sete impegnati a fare in breve tempo, convochi anche i membri della minoranza, o addirittura pensi ad una formula allargata. Ne verrà, lo dico senza nessuna ironia, un momento diverso, un'occasione di crescita per tutti e, sono certo, un buon lavoro.
Cordialmente
Massimo Ortelli – Capogruppo di minoranza lista civica “Chiamadomaso”
Lombardia: la legge regionale sull’acqua deve essere sospesa!
Milano, 08 marzo 2011 - “La verità è che la legge regionale sull’acqua, votata a dicembre dalla Regione Lombardia e impugnata dal Governo, obbliga a privatizzare l’acqua: occorre ora sospendere l’applicazione della legge e aspettare l’esito del Referendum per l’acqua pubblica”.
Questa la nostra risposta alla dichiarazione rilasciata in data odierna (a margine del convegno "Acqua, bene pubblico e servizi di qualità" tenutosi oggi a Roma) dal Presidente della Regione Lombardia, Roberto Formigoni, e riportata da alcune agenzie di stampa.
La verità è che la Regione, con l'approvazione della legge n. 21/2010 votata lo scorso 22 dicembre, ha voluto fare da apripista ai modelli di privatizzazione dell'acqua proposti dal Governo nazionale con il cosiddetto decreto Ronchi, offrendo alle imprese multinazionali europee la possibilità di accaparrarsi le efficienti gestioni oggi in mano alle aziende pubbliche lombarde finora controllate dai comuni.
Il rilievo di costituzionalità opposto dal Governo nazionale rispetto al mantenimento in essere delle società patrimoniali, era già stato oggetto di contestazione da parte della Corte Costituzionale sulla precedente legge regionale del 2006, accogliendo i rilievi mossi dal Governo Prodi. Alla luce degli obblighi imposti dal decreto Ronchi (obbligo della messa a gara o cessione di almeno il 40% delle società di gestione) non si capisce quale possa essere il ruolo che le società patrimoniali possono svolgere se non quello di mettere a disposizione dei privati i soldi per garantire gli investimenti.
Solo la vittoria del Referendum (che chiede l’abrogazione del decreto Ronchi, ovvero dell’obbligo del ricorso alla gara) potrà riaffidare ai Comuni la facoltà di scegliere le modalità di affidamento previste dalla giurisprudenza europea, tra cui la gestione totalmente pubblica, salvaguardando in tal modo la gestione diretta dei servizi idrici.
Chiediamo pertanto alla Regione Lombardia di sospendere l’efficacia della legge regionale n. 21/2010, e contemporaneamente diffidiamo i presidenti di tutte le Province della Lombardia onde non dare applicazione alla pessima norma regionale, in quanto sarebbe un affronto alla democrazia accelerare le gare di privatizzazione prima dello svolgimento del Referendum, esponendo oltretutto i Comuni a possibili impugnazioni se, come auspichiamo, i cittadini italiani sosteranno con i loro Sì i due quesiti referendari.
Rosario Lembo - presidente del Contratto Mondiale sull'acqua
Roberto Fumagalli - referente regionale del Comitato Referendario “2 Sì per l'acqua bene comune”
Aria, acqua, paesaggio, sapere ed energia non dovrebbero essere una merce,
in nessuna società e in nessun tempo
Ieri si é svolto il consiglio comunale. Alle ore 20,30, in sala consigliare é stata notificata la risposta all'interrogazione pubblicata sull'ultimo post. La notifica avviene in modo un pò anomalo, frettoloso direi, ma a fine consiglio mi spiego il perché: sarà oggetto di una delle solite comunicazioni del sindaco. La risposta sarà presto commentata e commentabile. Questo é il senso del blog: uno spazio libero, pubblico e democratico.
Vorrei parlare oggi non di mozioni, ne avremo modo, ma della posizione dell'Amministrazione Comunale di Domaso rispetto ai Referendum sull'acqua pubblica. I
l sindaco, la giunta e il consiglio non ritengono, almeno per ora, di dovere portare a votazione la mozione sull'acqua, presentata ormai un mese fa. Una posizione che considero sconcertante e inspiegabile. Al di là delle dichiarazioni personali o dei gesti d'immagine, come la sottoscrizione referendaria estiva, il nostro comune sembrerebbe, di fatto, a favore della privatizzazione dell'acqua. Sembra che, pur in una posizione di potere, come quella di Sindaco, nulla verrà fatto per difendere un bene così prezioso. Se così fosse la responsabilità sarebbe grande e l'omissione grave, sia della giunta che dei consiglieri di maggioranza. Sette mesi per rinegoziare la transazione per il Porto Turistico sono un impegno gravoso, di cui diamo atto all'amministrazione, però...sessanta secondi fuori consiglio per liquidare il tema dei referendum sui beni comuni sono, francamente, un pò pochi. Questo disimpegno é contenuto in poche frasi, quali "...quando si amministra vi sono delle leggi provinciali, regionali e statali che vincolano....", vado a memoria, ma questo era il senso dell'intervento del sindaco.
Sono consapevole che leggendo queste righe potreste, in qualche modo, sentirvi attaccati, e a nessuno fa piacere. Non lo siete, vi prego di credermi, siete semplicemente chiamati in gioco. Il potere di dare un segnale forte, di tracciare una strada, ce l'avete voi, non certo la minoranza consigliare. Come possiamo tenerci in disparte, invocare leggi e regole nazionali? L'acqua e i beni comuni sono il business di questo secolo, qui e nel mondo. Come possiamo pensare che anche l'acqua diventi una merce e quindi venga trattata con le regole del mercato? Scarsità, massimizzazione dei profitti, speculazione borsistica...queste le applicazioni che il mercato ha sulle sue merci. Dietro il ricorso al privato, é ben noto, non vi é alcun movimento di pensiero ma, semplicemente, un movimento di interessi.
Auspico quindi che il Comune di Domaso si proponga come elemento trainante, e non rimanga spettatore, di una politica di rete tra i sindaci dell'Alto Lago. Politica che, partendo dall'acqua, vada in direzione di un nuovo concetto dei beni comuni, per ridisegnare una narrazione diversa di società, per costruire un altro futuro.
Faccio appello all'amministrazione comunale tutta, perché riveda la posizione neutrale che sta assumendo, riconsideri il proprio ruolo, e si schieri, senza se e senza ma, contro le privatizzazioni, posizionandosi con chiarezza a favore della ripubblicizzazione.
Il testo della mozione, che potrebbe essere proposta anche negli altri comuni, é stato spedito, giorni fa, all'indirizzo di posta elettronica dell'assessore all'urbanistica e al membro esterno, rispettivamente Anna Tunesi e Rita Mazza, affinché venisse modificato, eventualmente emendato per essere portato all'attenzione del consiglio Comunale e dei cittadini.